In tribunale per meno decibel

Una vera e propria crociata contro il rumore quella lanciata dal Tribunale, che ha accolto un ricorso presentato da un residente contro due stabilimenti balneari e il Comune di Ravenna. Il giudice Cesare Santi - valutati gli atti e gli studi di impatto acustico - ha emesso un provvedimento, immediatamente esecutivo, con cui intima al bagno Habana di Marina di Ravenna, il divieto di immissioni nell’abitazione della parte ricorrente superiori ai 35 decibel predisponendo, in caso di violazione, la possibilità di rimuovere le apparecchiature che causano i suoni indesiderati. Fulcro della sentenza è quanto previsto dall’articolo 844 del Codice civile.Contro la decisione (che applica la massima tutela equiparando la zona in cui sorge l’abitazione a quelle in cui la quiete rappresenta un elemento di massima tutela come scuole e ospedali), il titolare dello stabilimento balneare ha dichiarato di voler presentare ricorso al Tribunale collegiale e di presentare una controdenuncia. Il problema della difficile convivenza tra le due anime di Marina era emerso già l’anno scorso. Dopo ricorsi e carte bollate, un altro stabilimento balneare (diverso da quello oggetto della sentenza) responsabile di provocare rumore oltre i limiti accettò di ridurre l’inquinamento acustico prodotto da vocalist e dj in occasione delle feste notturne. Decisione che però non è servita a riportare la quiete. Giudicando comunque intollerabile il volume della musica prodotta da altri due bagni, tra cui l’Habana, il proprietario dell’abitazione ha presentato un nuovo ricorso che, oltre agli stabilimenti balneari, ha interessato anche il Comune. Secondo il ricorrente non sarebbe stata rispettata l’ordinanza con la quale si subordinavano le concessioni delle autorizzazioni ad organizzare feste e balli in spiaggia alla presentazione di una relazione di impatto acustico ambientale.