Tutti in carcere ma per poco…

Come dire che comunque i quattro, Vincenzo Gerardi, ventenne di Argelato, Marco Montipò, ventenne di Scandiano, Davide Pisano, diciannovenne di Argelato e Samuele Menghi, 26 anni di Ravenna, fra la fine della settimana e l'inizio della prossima potrebbero lasciare il carcere e vedersi notificare misure cautelari più lievi, come il divieto di venire a Ravenna per i tre emiliani e l'obbligo di dimora a Ravenna per il Menghi.
La decisione di chiedere una misura cautelare così severa come il carcere anche nei confronti dei tre emiliani, incensurati, per i quali quindi, in sede di giudizio, potrebbe applicarsi una pena inferiore ai due anni tale da beneficiare della sospensione condizionale, è stata adottata ieri mattina dal pm Stefano Stargiotti, al termine degli interrogatori dei quattro, in carcere. Hanno inciso probabilmente anche le risposte fornite dai quattro, tutte finalizzate ad allontanare l'ipotesi della partecipazione alla rissa, accreditando invece, per ognuno, il ruolo di aggredito. «Si deve tenere presente che in questa rissa sono comparsi due coltelli, una noccoliera, bottiglie frantumate. Uno o due ragazzi — sottolineano a palazzo di giustizia — presentano lesioni da taglio, segno che quei coltelli sono stati usati anche se nessuno lo ammette. Insomma, si è trattato di un episodio gravissimo, forse uno dei più gravi, di questo genere, mai accaduti sul litorale ravennate. Non si va in giro con magliette inneggianti alla violenza e con in tasca armi da offesa, scatenare risse e credere di farla franca. A fronte di tutto questo il pm e il gip hanno ritenuto di avere elementi sufficienti per motivare una misura cautelare così pesante». Quasi mutuando dal codice di procedura francese dove, fra i casi di esigenza di custodia cautelare, è annoverato l'allarme sociale destato dall'episodio.
Il legale di Samuele Menghi, l'avvocato Luca Donelli, è sorpreso per la severità dei provvedimenti. Il suo assistito, unico fra i quattro a non essere nelle condizioni di poter beneficiare della sospensione della pena per i fatti per i quali è ora indagato (ha alle spalle una sentenza di patteggiamento per droga a oltre un anno), ha riportato la ferite più gravi: presenta tagli all'addome e ha una vastissima ferita al sopracciglio destro con copiosa perdita di sostanza e di sangue. Ha corso il rischio di una seria lesione all'occhio. Probabilmente è stato colpito con il tirapugni sequestrato. «Io sono stato aggredito da uno di quei naziskin che mi ha detto "Spostati, pezzente". Poi sono intervenuti altri». Una versione che collima con la testimonianza, da noi raccolta, di una persona che però non ha intenzione di presentarsi agli inquirenti. Dice Donelli: «Si è trattato di un'aggressione di stampo fascista, tipica dei naziskin, ai danni del mio cliente. Sono sorpreso poi che non sia stata neppure valutata la possibilità degli arresti domiciliari».