Serata intensa all’ Hana-Bi

Serata intensa sabato sera al bagno Hana-Bi dove a partire dalle 17 si è potuto prima assistere al concerto del gruppo rivelazione Super Elastic Bubble Plastic per poi immergersi nelle variegate sonorità proposte dal dj set dei cinque componenti della band torinese Linea77. Unici seri esponenti del nu-metal italiano, i Linea77 si sono conquistati a suon di clamorosi live il rispetto di tutto il movimento hardcore internazionale e un contratto con l’etichetta metal per eccellenza, l’inglese Earache, grazie a un atteggiamento sempre “duro e puro”, e ad un approccio decisamente più moderno della maggioranza dei gruppi italici, con un notevole cantato in inglese e una seconda voce rappante credibile ed energica.
Del loro set in veste di dj ci ha parlato il chitarrista Chinasky. Le scelte musicali sono state dettate dalla qualità dei mojito. Chiaramente questa del dj non è la nostra vera occupazione, e dunque ognuno ha proposto i propri gusti musicali. La sezione ritmica, Dade e Tokyo, ad esempio, è stata più dentro al drum’n’bass, all’hip-hop e al funk, infatti loro sono attratti dalle forme ritmiche sperimentali. Io invece mi sono mosso più in ambito rock chitarristico, mentre i due vocalist, Nitto ed Emo, hanno avuto ognuno una connotazione che è difficile definire, in quanto ascoltano veramente di tutto”.
Siete soddisfatti del nuovo disco?“Moltissimo. ‘Available for propaganda’ è una sintesi del nostro percorso artistico e lo trovo veramente riuscito, perché fonde bene i nostri due macrotemi: quello duro e ossessionante, e quello del gusto per le melodie. Dunque un trait d’union tra i primi lavori e l’ultimo, Numb, che forse era fin troppo ragionato”.
Come giudichi la scena metal/hardcore italiana?“La trovo forse un po’ troppo impegnata a parlarsi addosso, tipico in Italia. I talenti ci sono, ma trovandomi spesso all’estero mi sono reso conto che la nostra scena è sempre molto in ritardo rispetto agli altri paesi. Qui spesso le nuove ondate arrivano quando altrove stanno già scemando. Io consiglio sempre ai gruppi emergenti di guardare fuori dell’Italia, ma non per essere gratuitamente esterofilo e spingere a emulare Stati Uniti e Inghilterra, quanto piuttosto per uscire dalla melma provincialista che porta i gruppi a sterili competizioni tra di loro”.
Come reagisce ai vostri live il pubblico straniero?“Benissimo, soprattutto quando facciamo i pezzi in italiano, cosa molto positiva. E questo conferma che spesso il provincialismo è solo una sensazione che ci autodeterminiamo”.
Per concludere, i cinque dischi a cui non potresti mai rinunciare.“Electric Ladyland di Jimi Hendrix, III dei Led Zeppelin, Bad time for democracy dei Dead Kennedys, Meat is murder degli Smiths e Manic Compression dei Quicksand”.
Articolo pubblicato nel "Corriere Romagna"