Crescita disordinata

Se la Quercia della località balneare, in una nota diffusa venerdì, contestava alla stessa amministrazione comunale “risultati finora inadeguati e non corrispondenti alle aspettative dei cittadini” nella gestione dei tanti “effetti collaterali” prodotti dal boom turistico del paese, ieri il Delfino - seconda forza della Circoscrizione del Mare - ha cavalcato l’onda del dissenso mettendo bene in chiaro quelli che, a suo avviso, sono stati i nodi cruciali nell’evoluzione della località.“L’estate 2004 ha evidenziato che il modello turistico targato Marina di Ravenna, inventato alla metà degli anni ’90, e da allora sostenuto dall’amministrazione comunale, presenta non solo innegabili caratteristiche di innovazione e crescita, ma anche risvolti assolutamente negativi”, sottolinea l’associazione. A proposito delle critiche sollevate dai compagni di maggioranza nel parlamentino del Mare - “che di fatto rappresentano una critica molto severa nei confronti dei propri rappresentanti alla guida del Comune di Ravenna da vari decenni” -, il Delfino sottolinea che “inevitabilmente, col tempo, i nodi vengono al pettine”.L’associazione punta il dito contro quelle che giudica “le scelte poco ponderate compiute in passato” sulla località. Sul banco degli imputati, tanto per cominciare, il Prg ’93, reo - “nonostante una provvidenziale variante adottata nel ’99” - di aver consentito “una crescita edilizia abnorme, poco rispettosa dei caratteri e dell’identità storica del paese, senza accompagnare quelle previsioni urbanistiche con adeguati piani del traffico riferiti in particolare alla viabilità e ai parcheggi”. Questo per quanto riguarda il “trappolone” che sembra ormai inestricabile delle vie di accesso (e di fuga) dal paese e delle aree di sosta. Passa quindi all’attacco sul cuore del modello-Marina, gli stabilimenti balneari “omnibus”, diventati tali grazie “alle autorizzazioni concesse per ampliare la loro tradizionale attività fino a farli divenire, in alcuni casi, vere e proprie discoteche, senza avere avuto poi la capacità o la volontà politica di gestirne i prevedibili effetti collaterali”.Richiamando tutti a impegnarsi “nella ricerca delle soluzioni migliori per garantire a Marina un futuro turistico equilibrato e di qualità, a partire dall’introduzione di regole ben definite e da una effettiva capacità nel farle rispettare”, il Delfino ricorda che nel febbraio 2002 la Circoscrizione del Mare approvò all’unanimità un documento sullo sviluppo turistico di Marina. “Occorre partire da quel lavoro e verificare con assoluta urgenza, in un confronto aperto con tutti i soggetti interessati (cittadini residenti compresi) e la stessa amministrazione comunale, quali iniziative possano essere in proposito adottate”.Sul carro dei detrattori del modello-Marina - anzi, come lo definisce, “del modello Ibiza imposto a Marina” - salta anche Lista per Ravenna. O meglio, il capogruppo in consiglio comunale Alvaro Ancisi tiene a precisare che “sullo sviluppo degenere della località, la sezione Ds arriva in ritardo e dopo l’opposizione”: “La rivolta della sezione Ds di Marina di Ravenna contro i suoi stessi compagni, che hanno voluto e che esaltano lo sviluppo fracassone e degenere della località - commenta sardonico il consigliere di opposizione - arriva tardi, a danni gravi già prodotti e soprattutto senza che si intravveda alcun segnale di autocritica e di ripensamento da parte di chi ha in mano le chiavi del potere”. Rincara poi la dose alla voce “regole”: “I danni che i Ds di Marina denunciano sono gli stessi che noi abbiamo previsto per tempo e denunciato insistentemente, senza ottenere riscontro, sia per quanto riguarda le regole, troppo permissive e inadeguate, fissate dal sindaco, sia per la latitanza e l’inconsistenza dei controlli sul rispetto, almeno, di tali regole”. Sempre dai banchi della lista civica, si leva la voce di Gianfranco Spadoni, che insiste sul fatto che sia mancata “una vera strategia di sviluppo e di marketing della costa, basata sulla programmazione e sull’investimento nel tempo e non, com’è avvenuto, attraverso una serie di adattamenti in corso d’opera, scelte tampone e altri interventi dettati da esigenze contingenti. Per anni - aggiunge poi - abbiamo puntato l’attenzione quasi esclusivamente su Marina di Ravenna, lasciando poche briciole agli altri lidi i quali, viceversa, avrebbero dovuto crescere parallelamente in modo equilibrato”.

Articolo pubblicato nel "Corriere Romagna"