Uno spazio da vivere

E si trasforma in uno “stadio della vela e del mare”. Si è tenuto ieri all’Autorità portuale un incontro tra il presidente Giuseppe Parrello e gli architetti protagonisti del concorso idee per la risistemazione del molo guardiano sud, promosso in un’ottica di valorizzazione delle aree demaniali. Il vertice è servito a mettere a punto le strategie per passare, in tempi brevi, alla progettazione: l’orientamento è quello di affidare questo compito al vincitore del concorso, Antonio Citterio, milanese, da tempo impegnato con le maggiori industrie dell’arredamento internazionale: interagirà con gli altri progettisti che si sono distinti per le loro buone idee.Al momento gli spunti fanno mostra di sè in un libro “Molo guardiano Marina di Ravenna” - pubblicato da Danilo Montanari editore, da ieri nelle rivendite ravennati - ricco di suggestioni. Come quella del “disegno” primo classificato, realizzato da Citterio (capogruppo) con Patricia Viel, Anna Giorgi e Marinella Patetta. Caratterizzato, come spiegano i progettisti, da pochi e semplici elementi derivati dal paesaggio consueto del litorale e del porto. Capaci però di “trasformare un manufatto desueto in un nuovo luogo di riferimento urbano”. Per “l’ultimo luogo di terra prima del bacino e del mare aperto”, sono state trovate soluzioni che guardano anche alla tradizione. Lo spettacolo dell’acqua Così il molo, nella parte che si affaccia sul Candiano, “recupererà” una lunga piattaforma di legno ondulata. Una vera e propria duna - così la chiama Citterio - da utilizzare in modo versatile. Lo spazio alla sommità di quella che una volta era la “palè”, la palizzata, sarà marcato da una grande coclea in vetroresina bianca. Verso nord, una pavimentazione in cemento carrabile definisce la zona più “urbana”, con chioschi, panchine e il bar “Guardiano”. Entrambe sono state concepite per essere vissute come una “tribuna inusuale per giochi d’acqua e spettacoli nautici”: insomma, un “vero e proprio stadio della vela e del mare”. Ma il molo si appresta a diventare uno spazio composito. La commissione giudicatrice - composta dall’ingegner Fabio Maletti e dagli architetti Stefano Boeri e Francesca Proni - ha premiato anche Fabio Fornasari e Alberto Piancastelli (2° e 3° classificato, entrambi di Bologna). Poi sono stati segnalati i lavori che si sono collocati dalla quarta alla sesta posizione: portano la firma degli architetti Polacco (capogruppo), Gaudenzi, Gessoni, Monducci, Zanovello; Raschi (capogruppo), Lonardi, Stavagna; Martinelli e Secchi. Le idee? Fabio Fornasari concepisce gli spazi come un “atlante” delle città d’acqua. Ne riporta la natura e la cultura, con piante e “tappeti” in mosaico. Alberto Piancastelli punta su un “deck” in legno sopraelevato che guarda i circoli nautici. Un “raffrescamento naturale”. Alberto Polacco disegna uno spazio invitante, per “camminare sul mare” su un percorso “increspato da onde artificiali, dalle mille presenze: la piazza, il bar, il giardino a tema”.Il fascino della luceTra gli altri è poi piaciuto il progetto di Epaminonda Ceccarelli (capogruppo) che con Giovanni Ceccarelli, Valerio Maioli e Saturno Carnoli, ha giocato sul fascino dell’illuminotecnica. Ad esempio, la centralità del faro è sottolineata di sera da luci, che cambiano con il trascorrere delle ore.La fase di elaborazione sarà caratterizzata da alcuni eventi: mostre a Ravenna e Marina (con momenti di confronto e dibattito) e il coinvolgimento delle scuole. Agli studenti sarà chiesto di “leggere” e interpretare i lavori. La “prima uscita” del progetto di Citterio ha riscosso successo: è stato esposto alla Biennale di Venezia nell’ambito delle “Città d’acqua”.Il volume “Molo guardiano Marina di Ravenna”, curato da Antonio Pedna, oltre a presentare nel dettaglio i vari progetti, raccoglie scritti - tra storia e narrazione - dedicati alla “palizzata”. Ciò che oggi, come scrive il segretario generale dell’Autorità portuale Guido Ceroni, è “un bello spazio ma non ancora un luogo”, nei decenni ha rappresentato lo “sfondo” importante di tante storie. Per la vicenda di Dora Markus, o per il reportage che Pier Paolo Pasolini scrisse nell’estate del 1959. E, va da sè, per la vita di generazioni di ravennati. Il molo tornerà ad essere quello che è stato.
Articolo pubblicato nel "Corriere Romagna"