Turismo di qualità…

Se alcuni bagni della zona Rivaverde varano già da oggi il codice di autoregolamentazione “frena-alcol”, invitando i colleghi a fare altrettanto, altri cercano di scrollare di dosso ai propri stabilimenti - ma anche alla località in generale - etichette che ritengono immeritate.Così alcuni bagnini “preoccupati” si sono riuniti ieri per studiare contromosse per salvare il buon nome di Marina e delle loro attività. Fra loro, una quindicina, i gestori di alcuni degli stabilimenti balneari di punta - Mambo, Hookipa, Cocoloco, Molo Tre Zero, Paradiso, Donna Rosa, Peter Pan, Ruvido, Bbk, Lucciola, Mio Capitano, Taormina, Obelix - e anche un locale, il Matilda.“Il messaggio che vogliamo far passare - afferma Francesca Bedei, titolare del Mambo e portavoce del gruppo - è che ci dissociamo dai fenomeni successi a Marina negli ultimi giorni, e che siamo fortemente sdegnati dal fatto che la località possa essere percepita all’esterno come luogo dello sballo, dell’alcol e della delinquenza”.I gestori tengono a sottolineare che c’è chi a Marina investe nella direzione di un turismo di qualità, che è in primo luogo un turismo balneare: “La nostra professione è in primis la spiaggia, alla quale si aggiungono in alcuni casi la ristorazione e le feste - precisa la portavoce -: non vogliamo che certe etichette vengano applicate a tutti”.Dalle cronache i bagnini vogliono insomma che emerga anche l’altra faccia di Marina, quella “che ha fatto sforzi importanti investendo sulla qualità dell’offerta”.I gestori si appellano anche alle autorità, chiedendo un impegno più forte in termini di sicurezza, specie la domenica, quando l’affluenza è talmente alta da rendere difficile il controllo del territorio e delle attività.Ma anche gli stessi imprenditori, nel loro piccolo, possono fare qualcosa. Ettore Fervari, uno dei soci del locale, propone come esempio il modello-Matilda: “Da 5 anni teniamo fede alla nostra politica aziendale di locale sano e pulito, dove divertirsi vuol dire stare insieme, ballare, chiacchierare e fare nuove conoscenze”. Come? “Investendo migliaia di euro per migliorare la sicurezza”. “Abbiamo aumentato il personale addetto alla security all’interno del locale - spiega -, passato da 6 a 10 elementi dalla stagione scorsa. Poi abbiamo dato precise disposizioni agli addetti all’ingresso di non far entrare clienti in evidente stato di alterazione. Abbiamo anche installato un sistema computerizzato per il controllo dei bar e dei clienti che limita il numero di consumazioni che si possono effettuare; infine abbiamo dato disposizioni ai baristi di non dare ulteriori consumazioni a chi si presenta già in stato confusionale”.Ma l’idea che i soci del Matilda hanno già messo in pratica insieme ad altri imprenditori, e che propongono come ulteriore “modello”, va nella direzione della “collaborazione anziché competizione”: creare circuiti ad hoc per i clienti, mettendo insieme diverse attività accomunate da “affinità elettive.
Articolo pubblicato nel "Corriere Romagna"