Processo a “Marinara”

E subito, tre dei quattro imputati sono stati stralciati per indeterminatezza del capo di imputazione. Si tratta di due progettisti, il ravennate Bruno Minardi e il cesenate Luigi Mezzetti e del costruttore chioggiotto, Mario Bacheto Boscolo. Per loro, il pubblico ministero dovrà riformulare il capo di imputazione attribuendo ad ognuno le opere effettivamente progettate e costruite. Inutilmente l'avvocato Lorenzo Valgimigli, difensore del quarto imputato, il committente dell'opera, Giovanni Minguzzi (amministratore della società Seaser che ha realizzato la struttura), ha sottolineato la necessità giuridica — e anche l'opportunità sotto il profilo di economia processuale visto che ci sono ben diciassette testimoni — di svolgere un unico processo e, quindi, di rinviare a nuovo ruolo anche il giudizio a Minguzzi. Il giudice ha però accolto la tesi del pm Isabella Cavallari secondo cui nulla impediva la separazione dei procedimenti. In tal modo i testimoni che da ieri pomeriggio hanno cominciato a comparire davanti al giudice per rispondere alle domande delle parti, si dovranno poi ripresentare a raccontare le stesse cose fra alcuni mesi, al processo a carico degli altri tre. Un impegno notevole anche in considerazione del fatto che è molto vicina la data della prescrizione dei reati. Le accuse, per i quattro, si riferiscono alla realizzazione di opere, alcune delle quali in cemento armato, in un'area demaniale— quella antistante il faro di Marina di Ravenna — sottoposta a vincolo paesaggistico e senza la prescritta autorizzazione. Fra i lavori eseguiti, l'installazione di box a uso uffici, la realizzazione di un pontile galleggiante, di scivoli e di muri di contenimento.
L'avvocato Lorenzo Valgimigli, nella relazione introduttiva, ha sottolineato come l'ipotesi difensiva tenderà a dimostrare l'innocenza degli imputati in relazione al fatto che l'area in questione non è da considerarsi sottoposta a vincolo paesaggistico.