Nessuno comprerà la costa

“Vogliamo denunciare tutte le operazioni in atto e sottolineare alcune possibili alternative”, affermano. Prima della lista stilata dall’associazione, quella che viene definita “vendita della spiaggia libera e duna viva dell’ex colonia Cri di Marina di Ravenna con annesso stabilimento balneare”. Il movimento propone invece il mantenimento della spiaggia libera, senza alcuno stabilimento, e la destinazione di parte della spiaggia e dell’intero sistema dunoso a parco. “Un parco vivo - spiega - dove la gestione del tratto di spiaggia libera dovrebbe consentire il ricrearsi delle successioni vegetazionali spontanee di queste zone, ormai così rare nel litorale ravennate e in tutto l’Adriatico; nella parte dunosa una zona naturale con accesso solo e soprattutto come a un vero e proprio laboratorio di ecologia per le scuole, per i turisti, e per lo studio della ricostruzione di equilibri naturali in gran parte scomparsi nel litorale”. Per questo il movimento ha messo al lavoro un gruppo di esperti chiamati ad elaborare per quest’area un progetto alternativo. Punto secondo la riserva naturale duna costiera e foce Bevano. Sottotitolo: “Si può almeno concedere? O di essa abusare ‘sine titulo’?”. “Purtroppo è aggredita da tutte le parti e rischia di essere compromessa in maniera irreparabile”, è l’amara considerazione di Legambiente, che punta il dito contro “chi vuole risolvere dei presunti problemi idraulici e vuole aggredire, appunto con lavori idraulici, la foce del Bevano, impedendone sostanzialmente la libera e naturale divagazione”. Per l’associazione ambientalista le cause a cui guardare sono “il fenomeno della subsidenza e l’inadeguatezza del sistema della regimazione idraulica del territorio”, e il da farsi è “l’adeguamento dell’intero sistema scolante, il ripristino dei fossi eliminati e il potenziamento degli impianti idrovori”. La stessa soluzione idraulica prospettata poi, per il Cigno verde “non tiene conto della probabile e prevedibile erosione marina causata dalla rettifica della foce proprio di fronte ai meandri, che provocherebbe danni rilevantissimi agli ambienti retrostanti e una forte e diretta risalita del cuneo salino, ma anche un più diretto ostacolo al deflusso dell’acqua in caso di mareggiate e di forte vento concomitanti ad eventi piovosi e di piena”. In pericolo sarebbero anche “l’intero sistema dunoso e interdunale, tutta la zona fociale e tutta la pineta retrostante”. Secondo Legambiente quel che c’è da salvare è quel “grandissimo capitale naturale” che è la “foce viva divagante”, e per farlo “si devono rimuovere tutti gli ostacoli, ad esempio il villaggio di 82 capanni abusivi e le opere di difesa passiva abusive che accelerano la migrazione verso nord della foce. Qui, denuncia il movimento, “non si vende ma si concessiona, si permette o si prendono soldi ‘sine titulo’”. Terzo tratto di costa preso a cuore dalla campagna ambientalista è Lido Adriano, e in particolare “il progetto del porto turistico e la vendita della spiaggia per la costruzione di due bagni”, che “rappresenterebbe un’ulteriore aggressione alla costa e al sistema dunoso che comprometterebbe ulteriormente il residuo valore ambientale del nostro territorio”. Legambiente esprime dubbi anche sulla valenza turistica ed economica del porticciolo, ricordando che “nella nostra costa e nelle zone vicine sono previsti, in corso di realizzazione o realizzati porti turistici a Porto Garibaldi, Casalborsetti, Marina di Ravenna, Rimini, Bellaria, Cervia, Riccione, Porto Verde e Misano”. Vedrebbe di buon occhio invece la realizzazione di un approdo di alaggio a terra di imbarcazioni di ridotto pescaggio per la navigazione costiera, funzionale alla promozione di campeggi nautici. A proposito di erosione e opere di difesa, invita il sindaco di Ravenna “a fare molta attenzione prima di lanciarsi in ardite richieste e sponsorizzazioni di modelli costruttivi degli stabilimenti balneari”. E domanda “chi ha il coraggio di dire, senza essere preso per pazzo, che in certe zone della nostra costa bisogna abbandonare la trincea, la linea di costa, perché è indifendibile e quindi bisogna ritirarsi e pensare?”. Invita quindi “a seguire alla lettera e rapidamente le linee di azione del Piano triennale di tutela ambientale della Regione.