La salute del mare

Anche nella “pagella” rilasciata dalla struttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna al termine dell’ultimo giro di monitoraggio, lunedì e martedì, le acque antistanti il litorale romagnolo incamerano un giudizio di “buono-elevato”. Attilio Rinaldi, direttore di Daphne, illustra lo stato di salute dell’Adriatico.Possiamo dire che l’estate 2004, per la qualità delle acque, è andata benino?“Complessivamente, se vogliamo fare un bilancio, è andata un po’ peggio rispetto al 2003, ma meglio degli ‘anni bui’, per cui possiamo definirci abbastanza soddisfatti. Abbiamo avuto fin da giugno delle serie preoccupazioni per quel che riguarda le mucillagini, però poi abbiamo visto che rimanevano sempre molto al largo e in profondità. Quest’anno il fenomeno è stato molto esteso, ma ha colpito di più le zone orientali - Croazia, Slovenia e Friuli - e quelle meridionali, fino alle Tremiti e oltre. L’Emilia Romagna invece è stata particolarmente fortunata da questo punto di vista, perché di mucillagini come quelle che purtroppo conosciamo, in spiaggia non ne abbiamo avute, per condizioni dovute più che altro al gioco di correnti. Abbiamo avuto invece un fenomeno di eutrofizzazione che è iniziato circa 15-20 giorni fa e ha interessato la zona che va dal delta del Po a Ravenna, seguito da un caso di anossia-ipossia, anche con spiaggiamenti di pesci e altri organismi di fondo. Questo piccolo focolaio, non molto esteso, è stato conseguente a uno sversamento del Po e degli altri fiumi minori, come storicamente avviene nell’area compresa fra il delta del Po e la costa ferrarese fino alle dighe foranee di Ravenna. Questo ha portato anche a una moria che si è manifestata soprattutto a cavallo di ferragosto, ma è durata poco perché poi sono cambiate le condizioni meteorologiche, c’è stato un po’ di mare mosso che ha risolto il caso”.Nell’estate 2003 la siccità, lasciando lungo il letto del Po gli scarichi delle città, ci regalò acque cristalline; nel 2004, con le piogge, è tornata l’eutrofizzazione: dunque c’è un collegamento diretto?“L’eutrofizzazione è un fenomeno conosciuto e ben diverso dalle mucillagini: al di là dell’anno secco o piovoso, la situazione è migliorata rispetto agli anni ’70/’80, a seguito della famosa legge che ha portato a zero il fosforo nei detersivi e del miglior uso del sistema depurativo costiero. Diciamo che in mare negli ultimi quindici anni stanno arrivando meno nutrienti, e anche i fenomeni eutrofici sono più miti rispetto a quelli degli anni ’70/’80. Fra le cose da fare, bisogna ancora aggredire le città non depurate e il settore agro-zootecnico che ricade nel bacino padano. Per le mucillagini il discorso è diverso: non ha nessuna dipendenza dagli apporti costieri, è un fenomeno legato ai cambiamenti climatici, e quindi gli interventi su scala locale o regionale sono poco efficaci”.Quest’anno però ci si aspettava molto dal fatto che i depuratori di Milano entrati in funzione sono arrivati a trattare il 65 per cento dei reflui della città.“Un anno solo è un po’ prematuro per vedere gli effetti, ma senz’altro questo balzo in avanti rispetto allo zero di qualche anno fa è importante, e va incoraggiato affinché gli amministratori arrivino al completamento della loro opera di depurazione. Il beneficio ci sarà, ma per poter definire di quale livello bisognerà aspettare ancora un po’ e valutare”.La Goletta Verde di Legambiente, che ogni anno “fotografa” l’Adriatico, ha spesso messo in luce una rete di monitoraggio “a maglie larghe” sollecitando l’adozione di ulteriori parametri per la qualità delle acque. Lei è d’accordo?“Se facciamo questo discorso su scala nazionale, sono d’accordo, nel senso che possono essere introdotti anche altri parametri e possono essere meglio monitorate le acque di molte regioni. In Emilia Romagna la stessa Goletta riconosce che non siamo in queste condizioni: le nostre acque sono quelle più controllate di tutto il Mediterraneo, con il monitoraggio della Daphne su scala settimanale, dal 1977, più quello che fanno altri soggetti. Con Legambiente comunque abbiamo un ottimo rapporto e un ruolo molto diverso. Noi abbiamo modo di controllare e fornire i dati all’Amministrazione affinché provveda a risolvere i problemi. Loro hanno una funzione diversa e molto importante, che è quella di tenere alta l’attenzione e acceso il dibattito, e questo aiuta ad affrontare i problemi più che a risolverli. Purtroppo l’attenzione sul mare, arrivati a settembre, tende un po’ a scemare per tornare a giugno, e questo non aiuta la causa”.Spesso nella nostra esperienza di bagnanti ci troviamo davanti scenari diversi da quelli che ritroviamo nei bollettini di Daphne. Come lo spiega?“E’ molto semplice: verso riva tende a concentrarsi il materiale, perché c’è il moto ondoso e tutto ciò che galleggia finisce sul bordo e lì si concentra. La Daphne invece fa i prelievi a 500 metri da riva, per questioni di navigabilità. Inoltre i bollettini riportano le condizioni medie su ampia scala e non davanti a un singolo bagno. Spesso però si tratta anche di questioni ‘estetiche’, a riva si accumulano plastica, alghe e altro: è un problema di nettezza urbana più che di salubrità del mare...”.Anche le scogliere a difesa dell’arenile, però, non contribuiscono alla qualità delle acque più vicine a riva.“Le barriere hanno il grande potere di rallentare l’erosione costiera, ma hanno anche un altro straordinario potere, quello di peggiorare la qualità delle acque, rallentando gli scambi fra quelle costiere e il mare aperto, creando ristagno. In più, all’interno della zona compresa fra la battigia e le scogliere, tende col tempo a sedimentare materiale fine; le sabbie tendono a esserne coperte, assumendo un aspetto fangoso. Anche questo peggiora la qualità delle acque: basta un po’ di moto ondoso a renderle torbide. Purtroppo non possiamo fare a meno delle barriere frangionda e antierosione, però è meglio utilizzare le soluzioni meno impattanti. Vale a dire abbassare le scogliere al di sotto del pelo dell’acqua, in modo che non emergano più, che non siano delle vere dighe, bensì un sistema che rallenti il moto ondoso consentendo però gli scambi superficiali”.
Articolo pubblicato nel "Corriere Romagna"