La pesca, è crisi

«La situazione è molto seria più a sud — spiega — ma anche nelle zone di Cervia e di Ravenna la crisi del settore della pesca è rilevante. Da venti giorni il litorale ravennate è interessato dalla anossia del mare, mancanza di ossigeno che provoca la moria del pesce. Ingenti quantitativi di gamberi, triglie e canocchie sono finiti spiaggiati. Altro pesce è andato ben oltre le 5/6 miglia dove stava abitualmente per trovare l'ossigeno necessario alla sopravvivenza». Questa situazione sta avendo effetti negativi sia sull'ambiente, sia sull'economia delle piccole e medie imbarcazioni. «Queste imbarcazioni non possono pescare oltre le 6 miglia e in ogni caso se anche si potesse i costi diventerebbero improponibili. Anche ieri dopo diverse ore di pesca le barche avevano messo assieme quattro casse di prodotto. In contemporanea c'è la morte della "pavarazza", la vongola di mare, molto diffusa tra Ravenna e Cervia». A questa situazione si aggiunge quella della raccolta delle cozze. «Siamo davanti a un disastro ambientale. Più si scende verso il fondale pù la mancanza di ossigeno fa morire le cozze. Questa situazione si somma ai danni della mucillagine. Lungo le dighe foranee, nelle piattafome e nell'allevamento di Cervia i quantitativi di molluschi morti è crescente». La raccolta delle cozze interessa a Marina di Ravenna una decina di barche che danno lavoro a una trentina di persone, nell'allevamento di Cervia operano una cinquantina di addetti. A questi dati va poi aggiunto l'indotto, rappresentato dallo stabulario e dalle attività commerciali e artigianali legate alla pesca. «La crisi del settore è comune a tutta la regione. Giovedì mattina le 185 barche che operano lungo le nostre coste sono rientrate in porto senza pescato. I pescatori chiedono a questo punto l'intervento della Regione. «Della salute dell'Adriatico ci si deve occupare sempre — conclude Fucci — non solo quando si è in periodo di turismo. La pesca è legata allo stato del mare ed è un dovere difenderla».