La Marina di Ravenna che scompare

Mi riferisco alla pensione-ristorante Adriatica (questo il suo nome originario) ed al negozio di abbigliamento 'Betta'.
Ricordo moltissimi episodi oscillanti tra l'incredulo e il grottesco, accaduti fra le mura dell'Adriatica fin dal giorno della sua apertura, avvenuta nel giugno del 1957. La gente aveva ancora poche aspettative, e ancora minori pretese, e accettava di buon grado situazioni che oggi è difficile anche solo immaginare. Per affrontare al meglio l' apertura, mia madre strappò al mercato il miglior cameriere della zona, ovvero Gino Gardini, (l'attuale gestore del ristorante 'Cottage') pagandolo ben tremila lire al giorno. Una cifra per quei tempi molto importante, tanto che in paese si diceva «… La Laviera (così si chiamava mia madre) l'è mata, us ved che la vò falì….». E invece quella fu una scelta indovinata, perché Gino col mio solo aiuto, seppe assolvere al meglio all'impegnativo compito di servire colazioni, pranzi e cene per un paio di stagioni. Col passare degli anni, i metodi di mia madre non potevano più rispondere alle mutate esigenze dei nuovi tempi, tanto che, dopo ben diciotto stagioni, fu necessario cedere l'albergo . L'Adriatica conobbe poi un nuovo splendore grazie soprattutto al lavoro di Walter, Daniela e Franca che l'hanno gestito nella versione 'Pizzeria Chez Nous' fino a che la proprietà non ha deciso per la chiusura definitiva dell'ormai vecchio albergo.
La storia dell''Abbigliamento Betta' risale ad un tempo ancora più lontano e si lega al ricordo di una donna straordinaria. Sul finire del 1945 Elisabetta Marocchi, detta appunto Betta, si lasciò alle spalle un matrimonio non riuscito ed il lavoro di bracciante svolto nel 'collettivo' di Mezzano, per intraprendere, appena ventiseienne, una nuova vita col figlioletto Dino, di nove anni, a Marina di Ravenna. Priva di ogni mezzo, intraprese con coraggio un'attività di vendita a domicilio di stoffa e di semplici articoli di merceria, muovendosi dapprima con una bicicletta, poi con un carrettino trainato a mano. Per l'estate successiva si organizzò diversamente, fissando una bancarella al centro di Marina, in un angolo della piazza, e aggiungendo alla solita mercanzia in vendita, anche articoli e giocattoli per la spiaggia. Il buon andamento delle vendite indusse questa donna a chiedere in affitto un piccolo locale nella stessa zona, in angolo fra via dei Mille e via Spalato: sorse così il negozio di abbigliamento, laddove tutti ancora lo ricordano. Erano anni difficili, quelli, e nonostante gli sforzi sostenuti per provvedere all'educazione del figlio e alla sua istruzione, non di rado la gente del posto potè contare sulla grande disponibilità della Betta e Dino a dare la merce a credito.
Un nuovo e definitivo impulso all'attività fu dato dall'arrivo della moglie di Dino, una giovane bolognese, che si inserì appieno nella conduzione e nella specializzazione del negozio.
Ben avviato e lasciati finalmente alle spalle i tempi dei sacrifici, l''Abbigliamento Betta' conobbe un lungo periodo di prosperità al servizio di un'affezionata e numerosa clientela. Ma col trascorrere degli anni, e, non avendo le nipoti manifestato interesse a subentrare al padre ed alla nonna nella conduzione, la famiglia ha deciso di chiudere l'attività, gestita per ben 54. Sono passati alcuni mesi e molte persone, non solo a Marina, sentono la mancanza sia di quel negozio che della sua conduttrice, sempre tanto cordiale e disponibile.
Pericle Stoppa