Inquinamento annunciato

... scrive il capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi - hanno prodotto e producono danni incalcolabili, soprattutto all’ecosistema, unico al mondo, rappresentato dalle pialasse Baiona e Piombone.

Un delitto continuato che andrebbe perseguito e di fronte al quale le autorità competenti (Comune, Provincia, Regione, Autorità portuale, ARPA, ecc.) avrebbero dovuto attivare un sistema di controlli, sanzioni e repressioni, purtroppo sconosciuto. Solamente per caso, i disastri non hanno travolto persone o proprietà private: si pensi se l’attuale cassa di colmata a lato dei Piomboni “rompesse” dal lato di via Trieste, anziché della valle.
Il recente passato
Fino a poco fa, le casse di colmata sono state costruite essenzialmente in sinistra Candiano. Ne abbiamo contato almeno cinque, ora cessate: nell’avamporto di Porto Corsini, a fianco della via Baiona sui fronti del Largo Trattaroli, della centrale ENEL e della PIR, nella zona sud di Marina Romea. Tutte hanno rovesciato nell’ambiente i loro carichi inquinanti, con strappi eclatanti avvenuti nell’avamporto, a danno della costa, nonché sul fronte della centrale ENEL e nella zona sud di Marina Romea, a danno della piallassa Baiona e del territorio (fino agli attuali orti per anziani). Si sono avuti, da parte della Magistratura, sequestri e procedimenti giudiziari.

Il tragico presente
Ora tutto grava sulla cassa di colmata di Marina di Ravenna, a pochi metri dal Piombone. L’antivigilia di Natale, almeno 10 mila metri cubi di acque e fanghi infetti hanno invaso, oltre ai terreni circostanti, la valle, disastrandola senza rimedio, ufficialmente per il cedimento di una paratoia che regola i deflussi dei liquami. Non è la prima volta. Due fatti del genere sono avvenuti nel novembre del 2003 (si rileggano i quotidiani del giorno 23) e nel gennaio 2008.

Ma è la gestione quotidiana della cassa a produrre costantemente esondazioni, perdite e infiltrazioni che finiscono, come in una gigantesca cloaca, nella pialassa. In una regimazione corretta, i fanghi dovrebbero essere lasciati a sedimentare sul fondo della cassa di colmata, dalla quale dovrebbero defluire, attraverso canalette e con un flusso regolato, solamente le acque chiarificate, che a loro volta dovrebbero confluire nella valle attraverso la canaletta circondariale, profonda circa due metri. In realtà, questa canaletta è costantemente piena di fango e quindi straripa incontrollatamente. Se poi la cassa viene colmata oltre misura di fanghi, ne conseguono tracimazioni di materiali niente affatto innocui, in pratica fondali contaminati del Candiano tal quali. Che tutto ciò avvenga casualmente, e in periodo natalizio, solleva serie perplessità.

Il progetto di distruzione della pialassa Piomboni
Infatti, il progressivo interramento abusivo della piallassa converge nel progetto da 32 milioni di euro (!) che l’Autorità portuale, con la complicità del Comune e della Regione, ha in atto di realizzare, spacciato per risanamento della valle: in realtà una sottrazione di 60 ettari di specchio d’acqua, su 300, ottenuta con l’apporto di un milione di metri cubi di materiale inerte proprio nella parte confinante con la canaletta oggetto di aggressione fangosa. Si vuole farvi sorgere un piazzale per container di circa 10 ettari e un’area di fitodepurazione per circa 12. La parte restante della pialassa, separata con un argine artificiale dal traffico portuale, è peraltro condannata all’asfissia, essendo deprivata dello scambio naturale con le acque del mare che rappresenta la singolarità di questo ecosistema. Sarà una coincidenza, oppure no, ma un terzo “incidente” di grande portata non sfugge all’ipotesi di una programmazione anticipata dell’interramento di parte del Piombone, “ché tanto dovrà essere banchinata” (così dissero alcuni amministratori).

L’interesse della magistratura
Presso la magistratura sono depositate tre denunce del Comitato Difesa Pialassa del Piombone contro ignoti, rispettivamente del 13 febbraio 2005 e del 23 gennaio e 28 ottobre 2008, per reati di vario genere: danneggiamento degli usi civici cui la pialassa è soggetta, getto di sostanze pericolose, immissione nel fondo altrui, danneggiamento dell’ecosistema tutelato dal Sito di Importanza Comunitaria, omissione di atti d’ufficio da parte dei delegati a tutelare il rispetto degli usi civici, infrazione al codice della navigazione per impedimento al transito di imbarcazioni nel canale Piombone. L’ “incidente” del 23 dicembre rende opportuno che la Giustizia porti a definizione le sue indagini.

A nostro parere, si impone che la cassa di colmata sia posta sotto sequestro. Verso tale direzione chiediamo alle autorità amministrative locali di collaborare. Una circostanziata perizia di un esperto idraulico indipendente dalle parti direttamente o indirettamente coinvolte nella costruzione, gestione e controllo della cassa di colmata potrà far luce sulle responsabilità, quanto meno colpose, e contribuire a mettervi un freno. La sistematica distruzione di ambienti naturali secolari, di inestimabile valore patrimoniale e culturale, non può essere scambiata per progresso di una comunità civile".
Articolo pubblicato in RavennaNotizie.it