Ed ora si contano i danni

Amedeo Moschini guarda sconsolato il suo stabilimento, il Tequila di Marina di Ravenna, attaccato duramente sabato scorso dalla furia del mare. «L'Adriatico — spiega — ha sfondato le dune in diagonale, aggirando quelle che avevamo tirato su in ottobre per proteggerci dalle mareggiate. E ha investito in pieno il mio bagno, e quelli vicini, il Sottomarino, il Mambo, il Taormina e il Paradiso, procurandoci danni per migliaia di euro». Le barriere di latta che proteggono i perimetri esterni degli stabilimenti non sono cadute, anche se l'acqua è avanzata con violenza attraverso l'arenile, anche per 170 metri in profondità. Spinto dal forte vento di scirocco, il mare è penetrato sotto le protezioni verso l'interno degli edifici rovinando gli arredamenti, le attrezzature da spiaggia, gli elettrodomestici e, in certi casi, gli impianti elettrici. Come è successo poco più a nord, al bagno Waimea, dove i vigili del fuoco hanno impiegato quasi due giorni per aspirare via dalle strutture fango e acqua lasciati in 'regalo' dalla mareggiata. «Sabato c'era mezzo metro di acqua fangosa mista a sabbia ovunque» racconta il milanese Alessandro Mele, proprietario da quattro anni del Wainea, visibilmente provato dal week end passato a salvare il salvabile delle attrezzature annegate dall'acqua salata. «Si è rovinato tutto quello che c'era nelle cabine e nei magazzini, oltre ai muri che sono completamente da riverniciare. Danni? Tantissimi. I frigoriferi, ad esempio, che costano 4mila euro l'uno, sono tutti da buttare». Ma per Mele la colpa di quello che è successo non è solo dell'Adriatico impazzito: «Le dune artificiali — conclude — proteggono dalle mareggiate, ma se il vento soffia lateralmente, e il bagno vicino al tuo non ha costruito nessuna duna, succede che l'acqua investe lo stesso gli stabilimenti. I bagnini, insieme, ogni inverno dovrebbero costruire un'unica duna, su tutta la spiaggia di Marina, per difendere l'arenile. Solo così i bagni sarebbero protetti dal mare allo stesso modo, su tutti i lati, senza dipendere dalla duna del vicino». A Punta Marina, invece, la mareggiata ha colpito soprattutto i bagni del litorale sud — Rivaverde, Bellavista, Re di Denari, Mirella e Massimo — ancora in attesa di nuove barriere a protezione. «Il nostro bagno — spiegano Iole e Franco Fulgini proprietari da sei anni del Re di Denari — ha la base fatta di sacchi di sabbia, non di cemento. Sacchi che sotto la furia del mare sono poco stabili. E così sabato mattina le cabine e il porticato hanno rischiato di crollare. Ora abbiamo messo nuove barriere di sacchi, per proteggerci, ma se il mare non si calma siamo sempre a rischio».
Anche i lidi sud non sono stati risparmiati dalle mareggiate. A Lido di Dante, l'acqua è entrata, senza particolari danni, nelle strutture del bagno Smeraldo e del camping Ramazzotti, mentre a Lido di Savio, l'Adriatico, oltre ad allagare i magazzini sulla spiaggia dei bagni, danneggiando ombrelloni, sdrai e attrezzature da spiaggia, si è fatto spazio per alcune centinaia di metri anche nelle strade del paese. A Cervia, invece, il porto canale è tracimato rendendo inagibile fino a ieri viale Parini. Le dune artificiali sulla spiaggia hanno protetto a dovere gli stabilimenti, anche se la mareggiata si è portata via gran parte della sabbia, posata durante i ripascimenti primaverili, assotigliando l'arenile.
Per quanto riguarda, infine, i danni economici subiti dai gestori degli stabilimenti balneari, l'Ascom e la Confesercenti sono già all'opera per quantificarli. Nonostante siano già stimabili in diverse centinaia di migliaia di euro, non ci sono ancora cifre precise, ma le due associazioni si sono già messe in moto per chiedere alla Regione lo stato di calamità e il finanziamento agevolato per la riqualificazione dei bagni. Nella speranza che la furia dell'Adriatico e dello scirocco si calmi definitivamente.